

Che cos’è l’Astrosofia, intervista a Fabrizio Mariotti
In questa intervista Fabrizio Mariotti ci parla della differenza tra astrologia e astrosofia, di come è arrivato a sviluppare una nuova astrologia e di come ha continuato ad aggiornarla per sincronizzarla con le teorie dei campi morfogenetici di Rupert Sheldrake e con le costellazioni familiari di Bert Hellinger.
Ecco la trascrizione dell’intervista:
V: “Buongiorno siamo qui con Fabrizio Mariotti”.
F: "Buongiorno!"
V: “Conosciutissimo ormai, quindi non facciamo la sua biografia non ce n'è bisogno, diciamo solo che, siccome è il creatore dell'Astrosofia, è di questo che vogliamo parlare oggi”.
Che cos’è l’Astrosofia
F: “Ottimo! Diciamo che l'astronomia e l'astrologia classica hanno un loro linguaggio simbolico fatto di pianeti, fatto di distanze, di geometrie celesti, diciamo di un linguaggio tecnico non facile da capire. L' essere umano con i suoi contenuti emozionali, archetipali, con le sue immagini, con le sue sensazioni, ha un altro tipo di linguaggio. Ci sono discipline che hanno lavorato molto per
ampliare il linguaggio dell'uomo: la pnl, il theta healing, la psicologia, la psichiatria e quant'altro e ci sono delle discipline che hanno invece ampliato molto il discorso della conoscenza esoterica celeste: le geometrie sacre, l'archeoastrosofia, l'archeoastronomia ce ne sono state di tutti i tipi. Il lavoro che l'Astrosofia propone è di trovare un linguaggio unificante tra queste due realtà, tra il cielo e la terra.
Un linguaggio unificante per l’interpretazione del tema natale
Trovare un linguaggio unificante, vuol dire saper far corrispondere a un meridiano del corpo una costellazione celeste o un chakra, che comunque in campo bioenergetico nella medicina orientale o in quella tradizionale cinese ha un suo valore, farlo corrispondere a un pianeta. Se vuoi il lavoro ancora più interessante è stato poi far corrispondere l'aspetto fisico, organico, energetico di un soggetto, non solo agli aspetti celesti dei pianeti e delle costellazioni, ma addirittura fare un lavoro di connessione intermedio con quella che è la vita del sistema familiare. Per cui abbiamo fatto anche la connessione tra il campo familiare, il campo individuale e il campo celeste, facendo un lavoretto da matrioske russe in cui immaginiamo i tre campi: quello universale, quello della famiglia e quello individuale costantemente interconnessi.
Astrosofia e costellazioni familiari
V: “Le tue letture stupiscono sempre gli studenti, soprattutto perché con l'Astrosofia si riesce a tirar fuori la storia familiare, con un livello di dettaglio quasi impressionante. Quando parliamo appunto degli avi e del copione che in questa vita recitiamo, perché stiamo ripetendo una storia che è già stata vissuta da qualcuno prima di noi, troviamo che c'è un grosso collegamento anche con le costellazioni familiari”.
F: “Con il sistema familiare certo! La tridimensionalità, la chiave sta nella tridimensionalità che fu la prima intuizione importante sul movimento di interpretazione dello Zodiaco. La tridimensionalità dello zodiaco, che poi è stato collegato a corpo anima e spirito, ha permesso di fare dei collegamenti con quello che potrebbe essere l'inconscio individuale, l'inconscio familiare e l'inconscio collettivo junghiano. Avendo in testa questo parallelismo, diciamo così, abbiamo immaginato che l'inconscio, o meglio i vari inconsci, non fossero altro che dei campi morfogenetici che continuano a tenere le memorie sia personali ma anche collettive, o dell'umanità intera o della famiglia e che in qualche modo ripropongano nei secoli più che l’evoluzione, la conservazione (perché la grande chiave di comprensione, ad esempio, delle costellazioni familiari hellingeriane è stata che la famiglia ha un piano non evolutivo, conservativo, di mantenimento della forza, non perdendo per strada l'anima di nessuno e l'operato di nessuno).
In questo tipo di interpretazione diciamo, si è dovuto dal punto di vista astrologico, provare a mettere un collegamento tra alcuni aspetti che riguardavano la vita interiore del soggetto (sensazioni, emozioni, ferite) con il funzionamento di un pianeta e poi prendere quel pianeta e personalizzarlo come un archetipo di famiglia. Allora la grande triangolazione, sopra sotto e fuori, ci permette di dare all'individuo la possibilità di essere collocati in una realtà esterna, che è l'anima. Il lavoro dell'anima è quello di collegamento con l'ambiente esterno. Tutto questo supervisionato dalla forma ordinante del cielo. Questi sono gli archetipi delle costellazioni.
Se si sospende il pregiudizio, soprattutto sugli aspetti che possono riguardare lo Zodiaco, i pianeti e l'astrologia e si guarda come hanno fatto molte persone illuminate della storia, tra cui Jung, Leonardo e quant'altri, (ricordiamo che Keplero viveva facendo oroscopi, cioè il padre dei nostri attuali astronomi, lavorava proprio con quella legge di interpretazione del cielo e cercava in qualche modo di indicare la strada ai poveri umani come oggi cerchiamo di fare noi in qualche modo). Diciamo che si è cercato in qualche modo di guardare senza pregiudizi a questi ambiti e di creare un linguaggio unificante, interdisciplinare che permettesse, attraverso il simbolismo analogico, di chiarire la mappatura interiore dell'essere umano e scoprire per una legge di sincronicità, che poi questa mappatura corrisponde a situazioni, gioie e dolori presenti all'interno della famiglia. A sua volta, abbiamo anche verificato che tutto questo, è collegato con la bellissima carta natale, con le sue geometrie celesti e devo dire che questa intuizione, che è diventata soprattutto un lavoro quotidiano, mi sta appassionando molto.
Astrosofia e destino
E’ il tentativo di verificare in ogni momento che esistono queste connessioni, verificarle e farle vedere alle persone con cui trattiamo, con i clienti diciamo, ad essere la cosa più appassionante perché finalmente collochiamo l'essere umano all'interno di un "destino" che non è più malefico o benefico, ma è costruito direttamente dalla luce celeste attraverso le azioni, i dolori, e gli amori delle persone della famiglia, di cui noi portiamo i segni dal primo momento di nascita. Questi recessi familiari sono scritti nella nostra struttura fisica: noi siamo costruiti, da un punto di vista osseo, della carne, del sangue, proprio come un prodotto antico, plasmato dall'amore, dall'odio dei nostri familiari e plasmato dalle indicazioni sempre più sottili e luminose del cielo. Le tre cose fungono da ingrediente fondamentale: per parlare della vita, devi parlare di un essere umano, devi parlare del contesto che sta vivendo e devi chiederti il senso ultimo della sua vita. Queste tre cose permettono abbastanza semplicemente, almeno teoricamente semplicemente, di aver creato una disciplina o di aver messo le basi per una disciplina che forse potremo più avvicinare all'antropologia che alla teologia. E’ più una disciplina antropologica io credo, che sì, utilizza la teologia, la psicologia, la terapia, la psicoterapia, lo studio del profondo di Jung, utilizza tante cose ma è proprio in questo assemblaggio che sta il metodo astrosofico”.
L’Astrosofia vista dagli astrosofi
V: "Sai, personalmente quello che ho trovato di interessante in questo strumento (perché per me può essere visto come una disciplina ma anche come uno strumento, dipende dalla scelta di chi lo utilizza a fine della lettura e dell’interpretazione) è il fatto che è adattabilissimo. Siccome contiene tutto, è un qualcosa che può descrivere l' universalità in realtà può anche contenere le sfaccettature della personalità di colui che interpreta. Nel senso che c'è chi lo usa più a fini psicologici, chi lo usa di più a fini antropologici, chi lo usa di più a fini teologici, però può prestarsi ai tre talenti diciamo che può avere l'astrosofo. Quindi in funzione anche della personalità dell'astrosofo, lo strumento si può adeguare in qualche modo e consentirgli di tirar fuori il meglio di sé. E’ questa secondo me, e parlo da utilizzatrice (chiamiamola così molto banalmente) la forza che vedo in questo strumento mentre altre magari le chiamerei più tecniche che vanno applicate secondo un protocollo. In questo caso non c'è un protocollo, ma te lo puoi fare tu, anzi lo devi scoprire tu. Perciò possono esserci una serie di protocolli e qualcuno diventa un pò il tuo alla fine. Questo è vissuto da alcune persone inizialmente come un qualcosa di grande, di filosofico. Per concludere, però, diciamo che l'astrosofia arriva anche a dare delle indicazioni piuttosto pratiche e di vita quotidiana. Non si parla di filosofia, non è un accezione puramente filosofica ma, di spiegare il perché di certi problemi proprio molto pratici e molto quotidiani. Diciamo che si arriva a tutti i livelli.
E' chiaro che è interessante ora in questa intervista parlare degli aspetti più alti.
L’Astrosofia applicata alla vita quotidiana
F: “Quando iniziai a studiare astrologia avevo 16 anni, mi appassionai al Sementovsky Kurilo, uno dei libri più assurdi che è stato scritto nella storia dell'astrologia perché è un libro di astrologia statistica. Mi appassionai all'astrologia statistica, mi appassionai all'astrologia pensando che ciò che trovavo scritto nei libri fosse un codice da dover utilizzare nella vita per leggere, per conoscermi e quella che è stata una delusione fortissima nei primi 5, 6 anni di vita di letture di questi testi astrologici, è stata che qualunque cosa leggessi non riusciva a rispondere alle mie domande. La critica che facevo era che, tutto quello che leggevo mi faceva intuire che c'era qualcosa di grosso che si poteva sapere di noi stessi attraverso queste chiavi, ma non si arrivava mai al punto di parlare profondamente, precisamente di te o di me. Non si arrivava mai, ed ho notato che questo tipo di chiave di interpretazione era presente sia nella scuola americana, che in quella indiana, con accezioni diverse magari. In oriente paradossalmente sono molto più precisi sulla data di morte, sul numero dei figli che avrai; in occidente va tutto molto più sul lato psicologico, umanistico, è tutto molto positivo, tutto molto evolutivo. Però di fatto nessuna delle due scuole rispondeva a quella che è la necessità di sentirsi uno e completo, che ogni essere umano ha.
E’ stato quindi un lavoro mio, prima di delusione rispetto all'astrologia classica, poi di acerba risposta critica, buttare via tutto e ricominciare daccapo partendo dall'a,b,c. Ma per fare cosa? Per dare finalmente quelle risposte a quelle persone che mi chiedevano, io incluso, come agire difronte ad una scelta importante, senza morire di rimpianti o di rimorsi; cosa fare di fronte al grande dilemma amletico, se prendere la spada e combattere o rilassarsi perché tanto è tutto scritto. Come si agisce se l'astrologia non è in grado di aiutare l'essere umano a scegliere in maniera evolutiva e a comprendere la realtà che ha intorno? Non serve a niente e in questo sono perfettamente d'accordo con quelli che la criticano, perché usata in questo modo diventa semplicemente un'altra religione, un altro linguaggio, un modo per sentirsi speciali, un modo per tirarsela. Quando utilizzi l'astrosofia, ti rendi conto (quando la conosci) che la finalità prima è quella di arrivare al punto: arrivare a dare alla persona che ti fa delle domande, le risposte che le servono per poter agire o capire o non agire, perché magari comprende che gran parte delle cose devono essere solo vissute, non hanno bisogno di essere risolte soprattutto quando si parla dei rapporti con la famiglia.
Astrosofia e libero arbitrio
Spesso le più belle letture che faccio, sono quando non do nessuna indicazione su cosa fare domani, ma riesco a spiegare al soggetto che tutto quello che mi avrebbe voluto chiedere era già previsto sul menu di questo periodo e quindi il soggetto rimane un pò spiazzato e dice " ah va bene ma se questo era quello che doveva succedere ed è successo, vuol dire che esiste una logica, una luce, un ordine che agisce sulla mia vita". Alcuni ti dicono “come si fa a cambiare”? La risposta è: “signora, se lei cambia copione, ha già cambiato vita”. Nel senso che, questo è il copione di questa vita, bisogna trovare un modo diverso di farsi le domande per migliorare. La soluzione non è cambiare la vita ma è cambiare l'atteggiamento verso la vita. In questo l'astrosofia diventa filosofica, diventa una via di evoluzione, diventa crescita. Non cambi gli eventi in maniera infantile, non ti senti costantemente vittima di quello che ti accade, ma incominci a comprendere, che ciò che accade ha un significato e il modo migliore di elaborarlo, è modificare l'atteggiamento che hai nei confronti dell'esistenza. Questo è un lavoro di natura spirituale, credo”.
V: “Grazie Fabrizio, chiudiamo l'intervista qui. Ti ringrazio, abbiamo parlato di tante cose, tutte utilissime. Magari, se ci sarà tempo, ne faremo altre.
F: Certamente. Grazie ciao!”
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