

Che cosa sono e come funzionano EFT e TAI
Il primo video di Andrea Fredi in cui ci speiga come ci si prepara alla tecnica EFT (Emotional Freedom Technique) e TAI (Tecniche di Alchimia Interiore) e un’intervista in cui ci introduce alla tecnica EFT e ci racconta come l’ha conosciuta, come ne è diventato il principale divulgatore in Italia e come è arrivato a sviluppare la tecnica integrata TAI..
Intervista ad Andrea Fredi
Viviana: Buongiorno siamo qui con Andrea Fredi, al quale voglio porre qualche domanda su tutto ciò che fa, tutti i bellissimi corsi e le tecniche che usa. Tu sei molto noto per la tecnica EFT che hai poi integrato, creando questa nuova tecnica chiamata TAI. Ci racconti il tuo percorso e anche cos’è EFT sommariamente per chi non la conosce?
Come Andrea ha scoperto EFT
Andrea: Volentieri! È nato tutto per caso. E’ iniziato nel 1995, quando ero cucciolo, praticamente avevo 20 anni e mia mamma mi ha regalato per i miei 21 anni un corso di reiki. All’epoca avevo i capelli lunghi fino alle spalle, cantavo in un gruppo rock, ne combinavo abbastanza! Insomma una mamma illuminata, perché regalare un corso di Reiki non è una cosa da poco. Sì, invece di regalarmi una chitarra, mi ha regalato un corso di Reiki al ché io ho detto “che sarà questo Reiki qui? Così sono andato, un pò perché comunque era un regalo e un po’ perché ero curioso. Quello mi ha aperto un mondo, mi ha aperto il mondo dalla spiritualità, dell’energia. Poi un secondo passaggio c’è stato nel 2003, quando ero negli States, Stati Uniti. Per una serie di coincidenze positive, chiamate anche sincronicità ho incontrato l’EFT: emotional freedom techniques. Dapprima le ho apprese e sperimentate su di me e poi anche su un pò di persone. Poi ho continuato, ho fatto i corsi con Gary, che è il fondatore di EFT e ho iniziato a a divulgarla perché in Italia era pressoché sconosciuta, ci saranno state tre o quattro persone che la conoscevano, non c’era un sito internet, non c’era un libro, nulla. Quindi è nato così, quasi per caso, mi son detto: “ma non c’è nessuno in Italia che la divulga, ma quasi quasi lo faccio io!”
La creazione di TAI e l’alchimia
Questo è stato il moto, il principio, il motore e poi è stato tutto un susseguirsi di esperienze molto belle, interessanti, profonde e dopo tanti anni di pratica e di condivisione etc. sentivo anche il bisogno di fare un passaggio in più e questo passaggio in più, è stato appunto la creazione di TAI: tecniche di alchimia interiore. Gli ho dato questo nome, perché è volta principalmente al lavoro interiore, al lavoro su di sé, inteso come una costante occasione di alchimia, cioè qualsiasi situazione difficile che viviamo, qualsiasi situazione impegnativa, problema è un’occasione per trasformare qualcosa di noi. Sì , come facevano gli alchimisti, come dicevano gli alchimisti. Infatti è anche basata su elementi dell’alchimia tradizionale come il motto principale, ovvero, solve et coagula quindi dissolvi e aggrega e il logo stesso richiama le quattro fasi dell’alchimia: la fase l’opera in nero, l’opera in bianco, l’opera in rosso, l’ opera in giallo.
Contiene poi, anche elementi di alchimia taoista, quindi orientale, perché per favorire questo processo di elaborazione utilizza i Dan Tian, che sono i tre centri dell’essere umano, tre cervelli che corrispondono più o meno al secondo, quarto e sesto chakra. La progressione dal basso verso l’alto, unita però all’ enunciazione di specifici intenti cioè di frasi che vadano a muovere energia in un determinato modo, perché i centri vengono utilizzati come una sorta di turbine, cioè come degli acceleratori, degli amplificatori.
Tre tipi di problematiche
Quindi quello che conta è anche l’intento che viene formulato dal praticante. Quello che ho trovato, è che sostanzialmente ci sono tre tipi di problematiche, macro problematiche, che configurano il problema che un essere umano può vivere. Per esempio, in un in un episodio del passato che si non riesce a elaborare c’è sempre dell’energia che è rimasta bloccata, che è rimasta intrappolata in quello spazio tempo, cioè nello spazio e nel tempo che ha visto accadere quell’evento. Esempio: se c’è stato un incidente e per me è stato troppo forte, perché il presupposto fondamentale è che un evento sia stato troppo. Ovviamente “troppo” è soggettivo, perciò magari per me è stato troppo, mentre invece se l’avessi fatto tu sarebbe stata una passeggiata. Ecco, quando un evento è troppo, una parte di me, un frammento della mia energia, rimane bloccato lì in quel tempo, in quello spazio, sia sotto forma di percezioni quindi di quello che ho visto, quello che ho annusato, quello che ho sentito, sia sotto forma di azioni che non ho portato a compimento. Per esempio: avrei voluto sterzare, ma non ce l’ho fatta. L’energia che io ho convogliato per cercare di sterzare o nel pensiero di sterzare in quella situazione rimane bloccata. Perciò va scaricata, va liberata.
Liberare l’energia bloccata
Per questo motivo in TAI la prima cosa che dobbiamo fare è liberare energia, che viene in qualche modo immagazzinata dentro una nostra memoria, nel nostro corpo e che si può ritrovare anche fisicamente in un luogo del corpo. Volendo si può sentire come forma di dolore o sottoforma di sintomo.
V: Quindi c’è il collegamento tra mente, corpo e parola. Il lavoro sull’energia è molto pratico diciamo, cioè non è un’energia, come dico io “hare krishna” dove si va in alto in alto e poi dopo ci si dimentica che il corpo è sempre lì che soffre, ma si lavora proprio nello spazio energetico che c’è tra il corpo e l’emozione. Si lavora nei primi corpi sottili, non in quelli molto alti.
L’approccio psico-somatico e somato-psichico di TAI
A: In TAI l’approccio è sia psico-somatico che somato-psichico, quindi abbiamo due vie di accesso. Sappiamo che il soma, cioè il corpo influenza la psiche e sappiamo che la psiche influenza il soma e quindi comprendiamo tutto e liberiamo l’energia che è rimasta intrappolata in quello spazio e in quel tempo. Perciò la prima cosa che si prova è: sollievo.
La tecnica TAI si impara in poco tempo
V: Una domanda: ma è facile? Perché se no uno dice “Cosa devo studiare? Tutte queste cose?”. Invece no è una cosa che poi dal punto di vista della tecnica, la si impara con te in poco tempo e si può cominciare anche subito ad applicarla su se stessi. Giusto, esatto! Sì, sì perché alla fine la tecnica è facile, non è una cosa dove uno deve anche studiare la teoria ma la applica e basta. Sostanzialmente si può imparare con te in un corso, anche in una giornata e dopo una giornata di corso si può iniziare ad usarla su di sé e sui familiari, giusto?
A: Si è di facile accesso, è facile da apprendere, facile da sperimentare, da sollievo da subito e porta un rilassamento notevole. Inoltre ho visto che facilita anche l’emersione di punti di vista differenti, rispetto a quello che è accaduto. Ecco perché le ho chiamate tecniche di alchimia. Alchimia vuol dire trasformazione e trasformare vuol dire non solo, trasformare il sentito, il vissuto, ma trasformare anche il modo con il quale ho archiviato quel vissuto.
Riconoscere le reazioni
La seconda fase di TAI, prevede di riconoscere le reazioni che una persona ha avuto. Per esempio, fare una sorta di panoramica su tutte le reazioni che ho accumulato fino ad oggi siano esse reazioni emotive, non lo so paura, rabbia, e senso di colpa; siano esse reazioni fisiche che si sono manifestate nel corpo o anche reazioni di tipo mentale sotto forma di pensieri, di convinzioni. Sì, tutto il discorso delle convinzioni limitanti: se tu riesci a cambiare il punto di vista, in qualche modo stai lavorando sul modificare queste convinzioni. Si però diciamo che non c’è all’inizio. Ci può essere un intenzione di liberare i blocchi, ma poi bisogna lasciarsi andare a quello che succede. Questo accade un pò con tutte le tecniche, non c’è un obiettivo iniziale preciso, bisogna fidarsi di ciò che accade. Sarà poi il nostro sistema che ci dice cosa è pronto per essere lavorato. Non sempre una cosa è pronta per essere elaborata quindi uno magari può partire con l’intenzione “ah si io voglio risolvere questa cosa” ma il sistema non è ancora ecologico per risolverla e quindi ti dice no! Mentre invece è importante sempre nei protocolli di TAI e è presente nei protocolli di TAI, il lasciar andare l’attaccamento.
V: Andrea, grazie mille perché è stato veramente interessantissimo! Chi vuole saperne di più, può cliccare sul link che mettiamo. Andate a leggere i corsi di Andrea, mi raccomando, consigliatissimi da PHEDROS!
A: Grazie mille, Viviana, a presto e buona onda!
V: Buona onda!
Guarda il video di Andrea Fredi su come ci si prepara ad applicare EFT e TAI
La preparazione è la prima fase, il momento iniziale nella quale si pone l’attenzione sulla tematica e le si dà voce, ci si permette di esplorare di entrare nella tematica che si vuole risolvere, trasformare, comprendere meglio per poter accedere a dei lati nascosti che la mente normale nello stato normale di veglia impedisce di raggiungere.
La preparazione si svolge di norma con EFT classica sul punto karate della mano destra o sinistra, stimolando, picchiettando il punto karate dicendo: “Anche se ho questo problema qualunque esso sia io mi amo e mi accetto completamente, profondamente”.
In questi anni tante cose sono cambiate e a questa versione se ne sono aggiunte molte altre in effetti si è diventati molto più elastici rispetto alle frasi e alle parole da utilizzare. Se non ti senti a tuo agio nel dire “mi amo e mi accetto completamente, profondamente”, per esempio preferisci focalizzarti su qualcos’altro su un’altra frase o parola potenziante ben venga quindi se invece di “mi amo e mi accetto” preferisci dire
“mi sento allineato con l’universo”
“so che tutto può cambiare”
“anche se ho questo problema e non mi sento in grado di risolverlo mi accetto lo stesso”
“anche se ho questo problema e nonostante abbia provato di tutto di più ancora non sono riuscito a risolverlo so che tutto cambia so che tutto scorre”
“anche se un vorrei un cambiamento rapido ma non riesco ad ottenerlo”
“anche se vorrei impegnarmi in un cambiamento ma proprio non ho voglia e mi distraggo sempre e mi viene mi invento di fare qualsiasi cosa pur di non lavorare su questo tema”
“mi apro alla possibilità di sentire il mio potere”
“sento il mio potere” ..
va tutto bene, l’importante è scegliere quella cosa che per te in quel momento va bene, che senti che ti potenzia e che non ti porta a nascondere qualcosa non ti porta a celare o a far finta di niente rispetto a una debolezza, un lato oscuro, ma piuttosto lo porti fuori e lo metti sul piatto.
L’importante nella preparazione è dare voce a quello che c’è dentro e mettere tutto sul piatto sia il positivo che il negativo, sia ciò che ti piace ma anche quello che non ti piace di te o dalla tematica e quando lo metti gli dai voce e dopo che l’hai fatto senti che qualcosa si libera, qualcosa si lascia andare perché nel momento in cui sei onesto o onesta con te quindi nel momento in cui dici la verità qualunque essa sia, si apre qualcosa e a quel punto andrai a stimolare i punti della sequenza dando voce ulteriore o approfondendo quella che è la tematica che ha identificato.
La preparazione è una sorta di investigatore, quello che ti permette di scoprire di fare emergere quello che c’è sotto, quello che risolve il caso perché dandogli voce ed eseguendo la sequenza uno il numero di volte necessarie tutto cambia dentro di te, la tua percezione, la tua consapevolezza cambiano e di conseguenza cambia anche il modo con il quale vivi la tematica.
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