
Tema natale e ferite emozionali da rifiuto e da tradimento, il caso di Valentina
In questo articolo del tema natale approfondiremo le ferite emozionali da rifiuto e da tradimento. Valentina si ritrova ad osservare ed assimilare le sue ferite emozionali.
Leggi le cinque ferite emozionali e i segni zodiacali qui
Guarda il video:
Viviana; “Ciao Valentina. Allora sei pronta ad esaminare un po’ le tue ferite? Io ho guardato il tuo tema ed ho individuato due ferite su cui mi vorrei soffermare: quella legata alla personalità, del tradimento, e quella familiare, legata all’anima, che è la fatica del rifiuto.
Se tu sei d’accordo ci concentriamo sulla seconda ferita, visto che è la più profonda, e poi vediamo cosa succede; può capitare che arriviamo a parlare di altre tue ferite”.
La ferita emozionale da rifiuto di Valentina, un’eredità familiare
“Avevamo già parlato della tua missione della tua anima e dell’asse Gemelli-Sagittario, di andare da studente verso la direzione dell’insegnante. Questa tua ferita profonda possiamo interpretarla come una ferita familiare che si tramanda da generazioni, qualcosa che è successo nella famiglia. Sei tu la primogenita?”
Valentina: “No, sono la terza, ho un fratello più grande e una sorella più grande.”
Viviana: “Allora sei la seconda femmina. Quindi c’è un qualcosa nella famiglia di papà che puoi avere come memoria, poi se vuoi ce lo racconti, vedi tu si è una cosa troppo intima.
Questa cosa ci parla di questioni legate al rapporto tra fratelli, a litigi tra fratelli e può risalire ai nonni e bisnonni; si può andare indietro anche fino a quattro generazioni per capire l’origine di questa ferita. Ci possono essere state delle lotte”.
“Anche nella Bibbia con Caino e Abele si parla di come i fratelli, pur essendo dello stesso sangue, litighino ed arrivino addirittura ad ammazzarsi per motivazioni o di potere o di denaro, o comunque per ragioni mondane.
Non è detto che ci siano stati degli omicidi nel passato della famiglia però può essere successa una vera e propria guerra, magari legale o di litigi, di discussioni e non è escluso da quello che vedo che non si sia passati alle mani in qualche modo, ad una battaglia abbastanza violenta.
Essere portatrice di una ferita famigliare
Ciò che succede è che tu sei portatrice in questa vita di una continuità di questa ferita, nel senso che hai delle memorie che sono attive in te e ti spingono ad agire inconsciamente in un certo modo senza che tu te ne rendi conto, però un lavoro di recupero anche di queste memorie a livello familiare può esserti utile se vuoi fare un altro lavoro su te stessa. Io so che già lavori molto su di te, quindi te ne suggerisco l’ennesimo, poi decidi tu quali sono prioritari”.
“Parliamo di te adesso, chi si sente rifiutato è come un bambino che arriva in questa vita e sente come se dalla mamma non ci fosse accettazione.
Magari la mamma avrebbe preferito averti prima, averti dopo, inconsciamente può averti trasferito la sensazione che sarebbe stato meglio se non fossi venuta alla luce.
Lo so che può sembrare brutto, ma ricordati che è un’eredità familiare, non è solo tua. Il significato profondo è che tu hai scelto come anima di viverla perché pensi di avere la capacità di evolvere in questa ferita, quindi di guarirla.
Facendo questo tipo di guarigione porti guarigione a tutto il tuo clan familiare, non solo a te come individuo, per cui è come se tu avessi il compito di guarire questa ferita, è una parte della tua missione.
È chiaro che io dico delle cose un po’ forti, perché mi rifaccio un po’ alle descrizioni della Barbara Brennan e della Lise Bourbeau che tu già conosci”.
Rifiuto: la ferita emozionale del Gemelli e del Sagittario
Cosa fa chi si sente non accettato?
“Tende a non imporsi, a stare un passo indietro, a nascondersi, e tende a essere un po’ magro anche, perché vuole quasi sparire, ha paura di disturbare.
Sono le persone che dicono: “Mi dispiace che sono qui”, perché è come se si sentissero sempre di disturbare l’altro. Se entrano in una casa chiedono permesso 45 volte, perché pensano di invadere uno spazio”.
Valentina: “Magari non così, però rispetto a tante altre persone che conosco dico sempre ‘permesso’; è una forma di educazione che mi è stata inculcata”.
Viviana: “Sì, ma è anche molto tua. Può essere che venga dall’educazione perché è una ferita familiare, quindi tutta la tua famiglia ha un po’ questo istinto di non disturbare l’altro, e sicuramente ti feriscono invece le persone che arrivano, si piazzano e fanno tutto ciò che vogliono.
L’ombra nella ferita emozionale da rifiuto
Perché la tua ombra è proprio l’opposto: diventare qualcuno che rifiuta gli altri e non che lo subisce, quindi puoi diventare un po’ di più come una persona che si fa vedere, che non si preoccupa di disturbare ma che dice “io sono qui”. Il tuo vero passaggio è quello di imparare a dire “io sono io, mi amo così, sono qui e mi piace essere qui”.
“L’immagine di una persona che ha paura di disturbare invece ha un’energia ripulsiva, perché è come dire “non voglio entrare”, è come trasmettere la paura di entrare nella vita, la paura di entrare e di avere uno spazio da occupare e di essere quindi poi presente.
Quindi è una forma di cercare sempre di essere un pizzico assente di poter sempre avere il passo indietro che ti consente di fuggire anche dalle situazioni. Infatti la maschera è quella del fuggitivo, che facciamo finta di fare quello che noi mettiamo davanti per non far vedere che siamo feriti.
Scappo prima io, prima che mi scappi via tu. La paura di non essere accettata può succedere sia nei rapporti di coppia che nelle amicizie: ti fa andar via per prima, quell’attimo prima che ti consente di dire sono stata io a scegliere e ad evitarti di provare di nuovo una ferita di una persona che ti dice “no, non ti voglio”.
Valentina: “Riguardo l’aver paura, magari tendo a tirarmi un po’ indietro, perché ho paura di mettermi in mezzo, ho paura che esponendo un mio pensiero possa ferire qualcuno e quindi tendo sempre a fare un passo indietro a non affermarmi. Sto cercando perciò di allenarmi a diventare più assertiva nella comunicazione.
Mentre riguardo l’essere propositiva, -facciamo questo, facciamo quest’altro- sono abbastanza estroversa, sono una che propone sempre, sono una a cui piace organizzare. Sono anche una che se si dice una cosa si prende la sua responsabilità e va fino in fondo, più che scappare”.
È possibile unire le ferite emozionali?
Viviana: “Questa è la ferita di tradimento; c’è un miscuglio poi, perché chiaramente si uniscono le ferite dentro di noi, non è che le possiamo dividere con l’accetta, però questa idea che hai espresso adesso è tipica invece del tuo ascendente Toro, che è la ferita dal tradimento.
É la maschera del controllore: si mantengono sempre gli impegni, non si è in difetto su niente e anche sugli altri fa questo: li stimola a rispettare gli impegni. Bisogna fare quello che si è detto e questo è più collegato alla ferita da tradimento”.
“É chiaro che mettere assieme le due ferite può creare una dicotomia un po’ strana, perché il tradimento ti fa diventare proattivo, ti fa verificare che tutto funzioni, quindi ti rende più estroverso se vuoi, più verso il fuori; il rifiuto invece ti può far fare un passo indietro.
Due cose diverse sotto la stessa personalità che agiscono in te: ogni tanto viene fuori una, ogni tanto viene fuori l’altra, tu sai benissimo -perché so che sei esperta di tante cose- che noi possiamo trovare delle diverse identità dentro di noi, quelle che io chiamo sotto-personalità, però poi ci sono tante modalità di definirle”.
Tradimento: la ferita emozionale del Toro e dello Scorpione
“Tu hai queste due facce, quella del controllore che è la tua ferita dell’ego, quindi è più prettamente tua come individuo e quella del rifiuto che invece è un qualcosa di più profondo, meno evidente, che è quella che viene dalla famiglia.
Sulla seconda faccia il lavoro è apparentemente più difficile, perché è più complesso accettarla e riconoscerla, è un po’ più nascosta, più profonda: non nel senso che agisce in totale profondità, ma che è un po’ meno visibile. Forse lì c’è anche più difficoltà a identificarsi, bisogna lavorarci prima di capire come agisce su di noi”.
Esprimersi liberamente
Valentina: “Comunque sicuramente l’essere più assertiva è una cosa che ho notato molto, perché invece mi sembra che gli altri a volte siano aggressivi, ma in realtà non è che siano aggressivi, semplicemente si esprimono più liberamente”.
Viviana: “Brava e soprattutto facendo così ti facevano vedere qualcosa che tu vuoi, vuoi essere non aggressiva ma esprimerti più liberamente, essere meno un passo indietro e più un passo avanti, quindi per te la vittoria sulla ferita e quando riesce a farti vedere un po’ di più, ma non in maniera aggressiva, perché tu sai che l’aggressività è proprio il lato ombra.
Puoi esporti meglio nel senso di essere più riconosciuta nella tua identità e quindi finalmente accettata per il tuo essere, per quello che sei non attraverso l’imposizione forzata, ma semplicemente come dici giustamente tu, esprimendosi liberamente, quindi l’espressione libera e aperta diventa una modalità per farsi ascoltare”.
Valentina: “A volte magari io stessa mi limitavo nell’esprimermi, perché avevo paura di poter essere considerata pignola, pesante, e questa cosa magari mi creava dei problemi”.
Viviana: “Infatti hai avuto una trasformazione, nel senso che se avevi paura di essere pignola e pesante è perché probabilmente mettevi tanti puntini sulle ‘i’, che fa sempre parte un po’ di più del controllore, del tradimento, che vuole che tutto vada come dice lui, che non lascia spazio alla libertà: c’è un modo di far le cose e vanno fatte così. Quindi la pignoleria fa parte un po’ di questo, che tutto funzioni secondo il programma”.
Valentina: “Se magari c’è un’uscita che coinvolge 15 persone, secondo me ha senso che ognuno dica indicativamente la sua disponibilità altrimenti si fanno le cose a caso”.
Viviana: “E quindi tu diventi la organizzatrice di solito”.
Valentina: “Più o meno, perché il bello e vedersi tutti insieme, specie di questi tempi che è improbabile”.
Esercizio per smettere di controllare
Viviana: “Lo so, però proprio quando si esce in gruppo un bell’esercizio è lasciar andare le cose come vanno, perché diventa un rilassarsi. Trova dei luoghi e delle situazioni in cui non c’è necessità di controllo”.
Valentina: “Per me è importante organizzarsi perché magari mi prendo un giorno libero a lavoro per organizzare un pranzo e rischio di averlo preso a vuoto”.
Viviana: “Lise Borbeau dice che è importante smettere di pensare che il dilemma sia tra la vita e la morte, tra esistere e morire. In pratica è meglio pensare che se io esisto significa che devo vivere, ma chi sente il rifiuto ogni tanto torna indietro, e pensa io non esisto, non ho il diritto di esistere, – questo però fa parte del processo di maturazione della ferita-.
La maschera del rifiuto ti fa dire “io ti rifiuto prima che tu rifiuti me”, – l’abbiamo detto all’inizio – ma se rimani su questo livello non evoluto è come dire “io non esisto ma nemmeno tu esisti”. Accentuare questa separazione tra te e l’altro e crea ancora più la barriera e la sensazione di essere rifiutato”.
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Come avviene l’evoluzione?
“L’evoluzione avviene -come al solito- salendo sul piano superiore dell’anima e riconoscendo il diritto di tutti di esistere chiaramente, ma esprimendo la tua verità, la tua verità non deve essere la verità assoluta per tutti.
Quello che ti fa vibrare di luce, perché stai dicendo una cosa in cui credi, quindi trovare una modalità di essere vera e di affermarsi attraverso ciò che sei: “io sono ciò che sono e amo ciò che sono, io sono io e mi amo così, non devo migliorare”.
Non c’è un bisogno di migliorare: se sei già perfetta ora, nel momento in cui tu ti senti perfetta, tutti gli altri dicono “mamma mia quanto è perfetta” e ti adorano così come sei, ma sei tu che devi dire “sono io, io sono già perfetta, io sono vera, io sono io”.
“Siamo sempre nel cambiamento, nell’evoluzione, ma non perché manca qualcosa, perché è possibile migliorare sempre, non perché c’è un difetto di fondo: io sono perfetta ma posso essere più felice, posso essere più illuminata, posso vivere di più nell’amore, posso avere di più nella vita, posso anche possedere più beni. Ma sono una persona già perfetta.
Nel momento in cui tu entri in questa energia, non devi continuamente migliorarti per essere accettata. Brennan dice “io sono io e sto bene così e vado bene così” non c’è da migliorare”.
“Questo secondo me è un lavoro di credenze che si può fare su di te, per la ferita de rifiuto, ti ricordo che è quella familiare, quindi c’è dietro una storia anche ripetuta di persone che hanno vissuto, che hanno tramandato questa ferita, che avranno provato a superarla, magari ci sono riusciti solo parzialmente, quindi tu sei come una portatrice di una staffetta che sta facendo il suo pezzo di corsa.
Non devi vederla come una gara dove bisogna vincere qualcosa, però c’è sicuramente un’evoluzione graduale che ti porterà sempre di più a riconoscere la tua perfezione e il tuo diritto di essere”.
Valentina: “Su questo sono un po’ migliorata nel tempo, mi metto in discussione per scelte di vita che ho fatto, in maniera poco centrata o comunque non mi sono assunta la responsabilità di alcune cose e adesso sto pagando le conseguenze”.
Ritrovare chi sei
Viviana: “Però tu non sei le tue scelte, tu sei molto di più delle tue scelte. Separa il tuo essere chi sei veramente, ritrova chi sei veramente, chiediti io mi connetto con chi sono veramente, io sono spirito, io sono perfetta in quanto spirito.
Poi ho fatto delle scelte come ego, come personalità, ma siamo tutti qui per sbagliare e quindi perdono le mie scelte sbagliate, e riparto da qui.
Che poi non sono sbagliate, non esistono scelte sbagliate, sono scelte evolutive dove hai sofferto e imparato qualcosa che non rifarai più, quindi tutto viene per una ragione.
Ti puoi essere ritrovata in situazioni che quasi ti sembrava di non aver scelto, può essere anche un percorso di destino, non è che noi possiamo scegliere tutto”.
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“La scelta importante che noi possiamo fare sempre è come reagiamo alle situazioni, è l’unica vera scelta che abbiamo, ma le situazioni non è che le possiamo evitare sempre o le possiamo creare sempre, la vera scelta è io reagisco in maniera alta oppure mi lascia abbattere da tale difficoltà.
Più mi lascio abbattere dalle difficoltà più la mia vita diventa difficile, più invece reagisco in maniera alta dicendo “va bene così voltiamo pagina, andiamo avanti” e più la mia vita diventa facile.
Quindi la vera scelta è come reagisco, non è rimettere in discussione ciò che ho fatto”.
L’eredità della ferita da rifiuto
Valentina: “Comunque riguardo all’ambito familiare ci sono stati molti problemi tra fratelli, tra i miei avi, ma non con i miei fratelli”.
Viviana: “Però è una eredità proprio di rifiuto, di sangue tra fratelli, cioè non si sono amati e probabilmente voi avete già questa possibilità: dovresti ringraziare i tuoi avi che sono venuti perché probabilmente hanno già fatto un bel lavoro se voi adesso avete invece una situazione più amorevole tra fratelli.
Vuol dire che il rifiuto è stato passato come ferita, ma ad un livello diverso, dove non c’è la battaglia ma c’è soltanto la sensazione psicologica che quindi è già comunque un bel passo in avanti, perché se tu mi dicessi io sono guerra coi fratelli è chiaro che sarebbe più grave la situazione, sarebbe una situazione di difenderti in maniera anche fisica. Invece è una situazione in cui poi elaborare a livello psicologico non fisico”.
Valentina: “Quando eravamo piccoli qualche lite abbastanza turbolenta tra fratelli c’è stata. Dalla parte di papà però questi problemi ci sono ancora, anche abbastanza accentuati negli ultimi tempi”.
Viviana: “Ecco vedi, quindi questo è proprio un lavoro sull’energia della famiglia da fare”.
Valentina: “Ha senso che io aiuti mio papà?”
Viviana: “No, tu aiuti solo te stessa, i nostri genitori noi non li possiamo aiutare, però nel momento in cui aiutiamo noi stessi facciamo il lavoro per noi ma lo facciamo anche per tutta la famiglia.
Ha un effetto di risonanza: noi lavoriamo su di noi, però crescendo, la nostra aura per effetto risonanza illumina tutti quelli intorno a noi, che così crescono. É un effetto non voluto, non deciso ma è un effetto.
Si dice che se vuoi cambiare il mondo devi partire da te stesso. Bene Valentina ci fermiamo qui con la nostra chiacchierata, la proseguiamo in separata sede, in maniera più precisa riguardo a te”.
Valentina: “Ti ringrazio tanto”.
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