
Tema natale e ferita da ingiustizia: l'esperienza di Daniela
In questo articolo vediamo il tema natale e la ferita da ingiustizia e di tradimento. L’esperienza di Daniela.
Leggi qui che cosa sono le ferite emozionali
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Viviana: “Ciao Daniela. Che piacere conoscerti finalmente. Oggi parliamo con te delle tue ferite emozionali. Io dico ne parlo sempre al plurale perché non ne abbiamo solo una.
Nel tuo caso ce ne sono due molto importanti: la ferita da ingiustizia è la più forte, ma poi c’è anche un collegamento con la ferita da tradimento”.
Tema natale e la ferita da ingiustizia di Daniela
“In te la ferita da ingiustizia agisce sia a livello della personalità, nel senso che ti senti una persona che vuole portare un po’ più di giustizia o che subisce ingiustizie nel mondo, ma anche a livello dell’anima.
È molto importante per te il confronto con situazioni di ingiustizia, perché è una ferita che agisce anche sul piano dell’anima.
Le ferite infatti noi le viviamo non tanto perché c’è un mondo cattivo, che ci deve far star male, ma perché devono aiutarci ad evolvere: evolviamo integrandole, capendo il messaggio che ci sta dietro, per cui nel tuo caso c’è proprio una missione familiare dietro.
Ci sono state tante ingiustizie nella tua famiglia? Tu sei la prima o la seconda figlia femmina?”
Daniela: “La terza.”
Viviana: “Ha subito più ingiustizie la famiglia da parte di tuo papà vero? Invece da parte di mamma è un pochino meglio, nel senso che ci sono state ma al contrario.
Perché l’ingiustizia uno la può prendere, la può subire o la può anche generare e diciamo che dalla parte di mamma semmai è più un esempio di una famiglia in cui tante volte è successo che sono state inflitte delle ingiustizie.
Il percorso di Daniela
Nel tuo percorso è come se tu dovessi immaginare di imparare a essere meno vittima dell’ingiustizia, capire di più qual è il messaggio che c’è dietro e andare invece nella direzione di essere equilibrata, cioè di gestire questa ferita per diventare una dispensatrice di giustizia.
Combattendo per sostenere i tuoi diritti e degli altri diventi anche un’esperta, quindi può diventare anche un talento… Mi racconti quello che vuoi? In che cosa ti identifichi in questa storia?”
Daniela: “È molto giusto quello che riguarda la famiglia di mio padre perché indubbiamente lui ha subito delle ingiustizie da parte della stessa famiglia, quindi mi ritrovo in questo.
È giusto il discorso che c’è una diversità tra l’ingiustizia subita dalla parte paterna e quella materna, c’è stata anche la parte di mia madre, però si è trovato un accordo: alla fine dalle ingiustizie è nato qualcosa; mentre dalla parte mio padre la ferita era troppo grande e, nonostante il lavoro svolto, non si poteva sistemare”.
Viviana: “Ho capito, brava, hai raccontato proprio bene. Sono sicura che tu abbia collaborato in questo processo, hai dato una mano, e quindi qui si vede proprio la tua missione familiare, nel senso che hai aiutato la famiglia a elaborare tutta questa ferita.
Non è una cosa solo di Daniela, è una cosa della famiglia: non è che tu sia una povera vittima, ma c’è dietro un disegno di costruzione.
È importante capire che dietro ci sia un disegno, che sia un modo per metterti alla prova e vedere come affronti questa ferita, come impari a riconoscerla dentro di te.
Probabilmente hai una sensibilità stratosferica e se qualcuno dice qualcosa che tu ritieni ingiusto si alza in te il guerriero combattente che vuole combattere e vincere la battaglia. Però il concetto non è vincere la battaglia, portare giustizia con le armi, ma piuttosto è trovare, come dicevi prima, il compromesso”.
Scopri di più sulla ferita da ingiustizia qui
Capire la ferita da ingiustizia
“Nel momento in cui tu capisci che tutto questo serve per te, per evolvere, per capire come ci si relazione con gli altri e a risolvere la ferita con dei compromessi, tu sei riuscita ad elaborarla meglio.
Lise Bourbeau ha parlato tanto delle ferite ed ha parlato anche delle caratteristiche psicologiche e fisiche attribuite alle persone che sono caratterizzate dalla ferita.
In questo caso parla di fisico rigido, di un corpo solido ma non, per semplificare, da ballerina classica. È un corpo che magari preferisce fare uno sport dai movimenti piuttosto controllati, sicuri, piuttosto che affidarsi alla fluidità, cioè al concetto di danza, di essere”.
Daniela: “Manco per idea, neanche hip hop, proprio niente, forse latino americano.”
Viviana: “Questo non vuol dire che non sai ballare, vuol dire solo che c’è una forma di espressione del corpo che non è quella diciamo della fluidità, ma piuttosto della rigidità.
C‘è anche un po’ di rigidità a livello psicologico, a cambiare idea, una rigidità nelle tue posizioni, nell’accettare il cambiamento. Siccome anche io ho un po’ questa ferita, la conosco bene. Per me è stata una scoperta sconvolgente perché pensavo di essere più flessibile”.
Daniela: “Anch’io la pensavo così, poi ho capito che non era così”.
Riconoscere la ferita per guarirla
Viviana: “Poi non vuol dire essere rigidi su tutto, però c’è una voglia di insistere quando hai deciso che una cosa è giusta e questo è proprio il lavoro sottile che puoi fare, cioè di abbracciare comunque la tua ferita, capire quando si scatena in te, quando ti sta facendo del male volontariamente.
Se tu riesci a fare questo tipo di attenzione, tutte le volte che ti viene attivata, che si scatena una reazione immediata potente, ti dici “è la mia ferita” e non pensi che sia un’ingiustizia: si sta attivando semplicemente la tua ferita.
Solo il fatto di riconoscerlo, comincia già a guarirla, nel senso che cominci ad andare oltre la reazione automatizzata che c’è in te. Quindi ti invito a farlo, se non l’hai già fatto, perché così impari a rilassarti e ha capire che non c’è da combattere”.
Daniela: “Sì è un percorso che ho intrapreso da un po’ di tempo, ero così al cento per cento, era matta.”
Viviana: “Barbara Brennan dice che noi mettiamo una maschera per coprire le nostre ferite che non ci fa dare ragione all’altro e ci fa mettere sempre in discussione tutto.
In qualche modo ci si vuole proteggere, perché si pensa che se si da ragione all’altro, si possono subire da lui o lei delle ingiustizie”.
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“Lei dice che il modo di sbloccare questa cosa è imparare a dire: “io mi affido all’amore, io amo”, cioè salire ad un livello dove non c’è più il giusto e sbagliato, non c’è più il confronto tra me e te come due persone che dobbiamo decidere chi ha ragione.
Ma vado sul piano più alto, cioè io ti mando amore, qualsiasi cosa tu dici, va bene, giusta o sbagliata, chi ha ragione, chi non ha ragione.
La guarigione della ferita
Quando tu riesci a fare quel passaggio ti affidi al tuo Sé Superiore che è la nostra parte più alta; mi porta in contatto con l’anima sul piano dell’amore, si risolve tutta l’ingiustizia.
Perché a quel punto lì, io ho imparato a vedere l’altro in un modo diverso, non è più mio nemico con cui confrontarmi, ma è qualcuno con cui io posso aprire il cuore e lavorare su un piano diverso.
Quando tu riesci a fare questo la tua ferita non ti dà più fastidio. Basta aprire un telegiornale per gridare all’ingiustizia, basta aprire un qualsiasi post e subito urli all’ingiustizia, quindi il concetto è non urlare all’ingiustizia, ma mandare amore, capire che si va sul piano più alto.
Quando tu sei sull’amore non sei schierato, e quindi chiaramente aiuti di più le varie fazioni che si combattono, perché tu sei come ad un piano più alto, dove puoi vedere i due punti di vista ed è questo il grosso passaggio forte che si fa su questa ferita, vedere tutti e due i punti di vista”.
“Il problema è sempre quello della scelta, perché chi vive l’ingiustizia non sa scegliere, ma neanche se mangiare il gelato al cioccolato o il gelato alla vaniglia, perché alla fine diventa sempre da che parte mi schiero, cioè dentro c’è questo grande meccanismo che chiede di schierarci: la soluzione è mangiarlo sia alla vaniglia che al cioccolato.
Questa è la ferita più potente per te, quindi quella su cui probabilmente c’è anche un lavoro più profondo da fare”.
La ferita da tradimento di Daniela
“L’altra ferita, che è rappresentata dal tuo ascendente Toro, è la ferita da tradimento, che tu probabilmente hai vissuto, dato che le ferite si sviluppano nella prima infanzia.
Il tradimento viene vissuto più con il sesso maschile: non è necessario che uno abbia vissuto il tradimento di tipo sessuale o in amore, però c’è la sensazione di essere stata tradita fin da piccola da papà per qualcosa che ha fatto”.
“Tipico è il tradimento che vive la bimba quando scopre che papà non è tutto suo, ma è anche della mamma, perché la bimba ha il complesso di Edipo verso il padre e quindi nel tuo caso può esserci stato, e c’è stata anche in seguito una specie di sensazione di essere buona, -perché il toro vuole essere buono- di essere sempre disponibile negli affetti.
Gli altri non rispettavano la tua dolcezza, la tua purezza, la tua semplicità, ma ti costringevano a crescere in qualche modo, in maniera anche prematura, facendoti soffrire per delle situazioni che magari erano insopportabili per te, rispetto all’età in cui ti trovavi o comunque rispetto alla tua purezza d’animo.
In qualche modo potremmo dire che il tradimento è la ferita che ci porta a capire che non siamo più del paradiso terrestre e che quindi c’è un mondo cattivo anche, però il fatto che esista ci fa crescere.
Perché capiamo che cos’è la tua vita e capiamo che siamo qui in un mondo che non è più quello angelico dove tutti vanno d’accordo e tutti si aiutano, ma che ci scontriamo con le emozioni più basse.
Quindi impariamo a integrarci in questa terra, in questa vita che è fatta di emozioni più basse, non è che tutti sono buoni e c’è solo la bellezza e la gioia, purtroppo ci sono delle situazioni negative, quindi mi chiedo: ti ritrovi in questa ferita?”
Scopri di più sulla ferita da tradimento qui:
Daniela: “Sì, molto. È capitato in passato specialmente fino a 2-3 anni fa. Quando ti guardi a ritroso però ti assumi anche le tue responsabilità, perché dici: “io ho permesso comunque questa cosa”, vuoi perché non vedi determinate dinamiche o vuoi perché perché non è semplice occuparsi di sé e allora ti occupi degli altri, e quindi dai troppo e sbagli.”
Viviana: “Ho capito, quindi vedevi un po’ gli altri come degli approfittatori, perché tu in qualche modo glielo consentivi, ma quando sei troppo buona ti rendi conto che non stai difendendo il tuo territorio, la tua energia, la tua pace, la tua sicurezza, ti stai dando troppo e gli altri così possono accedere, in qualche modo concedi di essere turbata”. Mentre invece sei nel tuo campo e ti proteggi, gli altri non ti possono fare nulla”.
Daniela: “Avrei una sorta di empatia diciamo.”
Viviana: “E qui però il tema del tradimento: è un tema che fa sì che noi viviamo il senso di sconfitta in queste situazioni, ci sentiamo deboli e quindi abbiamo come una ricerca continua nell’altro istintivamente come automatismo di essere sostenuti e incoraggiati, come se la forza non fosse dentro di noi, ma dobbiamo chiederla a qualcuno.
La ferita a livello della personalità
Secondo il tuo tema è un aspetto che vive a livello della tua personalità e non della tua anima, quindi qualcosa che vivi quotidianamente, però è anche -se posso permettermi- più superficiale, nel senso che è una ferita che non è una di quelle profonde come quella dell’ingiustizia dove c’è dietro tutta la famiglia che ci ha lavorato e che ti ha passato un pezzo di macigno da elaborare.
Questa è una scelta tua, che fa parte di te, della tua individualità, non c’entra niente con i genitori. C’entrano nel senso che ti hanno aiutato anche loro a sentirla, cioè come tuoi carnefici che ti hanno tradito in qualche modo, anche involontariamente chiaramente.
Era tutto un disegno quindi è normale che succeda, nel senso che tutti siamo stati stimolati nelle nostre ferite dei nostri genitori”.
“Nel tuo caso c’è questa necessità di evolvere, e la seconda casa che fa la ferita del tradimento ti stimola a controllare tutto, proprio perché pensi di poter controllare che non avvenga niente di negativo, come se noi avessimo il potere di decidere.
E quindi il passaggio evolutivo e quello invece di arrendersi, come dice la Brennan l’Io Superiore nell’ingiustizia deve dire “ti amo, vado sul piano dell’amore, non vedo più le due fazioni contrapposte, ma guardo il disegno più grande”, qua invece deve dire “basta io mi arrendo”. Non posso mai risolvere le questioni di tradimento, di persone, del male e del bene.
Arrendersi per superare la ferita
Qui stiamo parlando del male e del bene, ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, alla lotta del bene contro il male, cioè siamo su livelli proprio impegnati.
C’è necessità allora di arrendersi: non c’è più decidere chi è stato buono e chi è stato cattivo, ma c’è da capire che c’è un disegno più grande e quindi ci arrendiamo al disegno più grande. Psicologicamente arrendersi vuol dire: “basta mi fermo”.
Daniela: “Vada come deve andare”.
Viviana: “Non mi metto più a controllare tutto, a vedere, verificare, trovare le prove, a controllare i messaggi di un’altra persona, oppure i cassetti, ma lasci perdere, dici “che sia quel che deve essere”. Nel momento in cui tu lasci andare risolvi un po’ la tua ferita: le occasioni di tradimento si riducono, perché alla fine tutto dipende da noi.
Daniela: “Infatti se credi che ci sia tradimento. il tradimento compare”.
Viviana: “C’era una storia che raccontava il mio insegnante di Astrosofia che diceva che una signora andava da lui ogni due mesi dicendo “mio marito mi tradisce, guardi, guardi” e lui “no, non la tradisce” e poi dopo due mesi. “mio marito mi tradisce, guardi, guardi” e lui “guardi signora non credo”, insomma dopo un anno arriva e gli dice: “avevo ragione io, mi ha tradita”.
Ciò vuol dire che a furia di dirlo quest’uomo avrà pensato che ormai se la moglie era convinta poteva farlo.
Se ti va bene ci fermiamo qui, poi eventualmente proseguiamo in altre occasioni, su approfondimenti più privati”.
Daniela: “Ti contatterò per altre cose. Grazie è stato illuminante.”
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