

Tema natale e ferita da abbandono e autoritarismo, il caso di Karin
Attraverso la lettura del tema natale di Karin, vedremo come si collega la ferita da abbandono con la ferita da ingiustizia.
Ciao Karin molto piacere di vederti, sono molto contenta anch’io.
Allora ci siamo viste per la prima volta anche se da tanto che ci seguiamo a distanza su Facebook e parecchi anni, vero, ancora da quando avevo i miei primi post, mi ricordo di te.
Bene cara oggi parliamo delle tue ferite. Non abbiamo mai fatto nulla in questa direzione insieme e mi hai chiesto di vedere le ferite. Io guardando il tuo tema natale; -tu sai di essere Pesci ascendente e Sole in Capricorno, giusto- Karin: “e cuspide con Ariete” Si, ma non conta, il filone che seguo io dice che o sei di qua o sei di là non puoi essere a metà quindi per me tu sei Pesci, e lo verifichiamo subito.
Lo verifichiamo, perché vediamo io per te volevo parlare soprattutto della ferita dell’anima, però anticipiamo subito la ferita da umiliazione che è la ferita dei Pesci, così vediamo se ti ci ritrovi e ti senti sicura, se sei più Pesci o più Ariete. Karin: “sono più Pesci comunque” Io vedendoti anche fisicamente ti dico che c’è la ferita da umiliazione.
Questa è una ferita che facciamo brevemente e poi preferisco soffermarmi di più sull’altra tua ferita che, secondo me, è interessante, perché comunque è la ferita familiare quella che tra l’altro ti interessa di più, perché è più collegata al karma, visto che ti piaceva fare anche il karma, facciamo un po’ meglio quella.
Comunque per dirtela in pochissime parole, la ferita di umiliazione dei Pesci – che è una ferita del tuo ego, quindi una ferita riferita soltanto a te come individuo, non è ereditata dalla famiglia, riguarda una sensazione di vergogna, perché sei stata umiliata quando eri piccola o nel cibo, o nel modo di vestirti o per qualcosa che riguarda proprio te stessa e il tuo relazionarti nel mondo dal punto di vista fisico.
Comunque in generale questo tipo di ferita porta a trattenere le emozioni, quindi come effetto sul corpo dà questa sensazione di gonfiare, trattieni un po’ l’acqua, e trattiene l’acqua, perché comunque è un segno di acqua, e credo che tu fisicamente un pochino abbia questa caratteristica, sembra che tu sia una persona che trattiene, io li conosco i tratti dell’acqua, e quindi penso, che se invece ora ti dico l’altra ferita, quella dell’anima , che è una ferita più profonda che potrebbe essere anche collegata a quella dell’Ariete, perché è la ferita da ingiustizia.
Però io te la descrivo meglio come ferita del Leone – Acquario che è quella dell’autorità, riferita di più all’Autoritarismo, cioè al maschile, è sempre una ferita di ingiustizia, chi ti dà l’ingiustizia viene dal maschile, e quindi può essere stato tuo padre quando eri piccola, -dimmi se ti ritrovi.
Karin: “mi ritrovo nella prima caratteristica che hai detto della ferita di umiliazione , perché io da piccola non mangiavo, proprio niente e mi obbligavano a mangiare, fino a quando è diventato poi l’opposto che sono iniziata a ingrassare l’inverosimile, posso dire che dopo aver fatto due interventi, tipici dei bambini – l’appendicite e le adenoidi- ho iniziato a gonfiarmi tanto, ma ero molto cicciotta e quindi l’umiliazione con i bambini che ti prendono in giro, però poi l’adolescenza, la pubertà mi sono snellita, però questa tendenza a non mangiare e a gonfiarmi nasce da questo”.
E chiaro che non è che in dieci minuti possiamo fare un commento così, però ti voglio dire, -credimi- che questa è la sicurezza cento per cento che tu non sei cuspide ma sei ascendente Pesci, perché cuspide per me vorrebbe dire che ce l’hai tutti due, ma sembri molto collegata all’umiliazione.
L’umiliazione poi dà quel senso di vergogna per se stessi anche degli altri e magari ti sei vergognata di alcuni tuoi familiari, sai quando i ragazzi vanno in giro e vanno o con la mamma o con qualcuno e loro parlano, e loro si vergognano con i loro amici della presenza di questo genitore, ti è capitato?
Karin: “no, molto meno” allora è più riferito a te stessa quello che ai trattenuto, hai trattenuto quindi gonfiavi. È anche una forma di violenza. Forzare un bambino a mangiare, i genitori pensano: “ma non mangia”, ma sono le loro paure e quindi le trasmettono.
Leggi di più sulla ferita da umiliazione qui:
Karin: “mio papà è stato molto autoritario” e poi papà autoritario lo vediamo adesso, perché quella che mi interessava farti bene, che secondo me è interessante per te capire, perché l’Umiliazione secondo me è quella dell’ego, quindi è quella che bene o male noi affrontiamo da subito, perché la vediamo come ferita ce ne rendiamo conto che c’è, anche se non la studiamo sui libri, e quindi è quella che elaboriamo per prima.
La ferita dell’autoritarismo nell’esperienza di Karin
Invece quella dell’Autoritarismo è una ferita più profonda, è una ferita che risale alla famiglia e quindi per capirne le modalità, bisogna andare anche un po’ indietro col pensiero alle generazioni che vengono prima, cioè all’ereditarietà familiare.
Questa ereditarietà mi parla di persone o situazioni nella famiglia in cui l’uomo il maschio era considerato se non superiore comunque quello che comandava, e quindi la femmina doveva stare un passo indietro. Karin: “questo non lo so, perché comunque sia, dal lato di mio papà sia dal lato di mia mamma e le donne sempre hanno avuto un’importanza molto forte e si sono cresciute da sole tutti figli, perché l’uomo non c’era, vuoi che uno è morto in guerra, vuoi ché l’altro era un disertore che era rimpatriato in Grecia.
Comunque, – continua Karin – donne forti e anche mia mamma comunque non è una donna sottomessa per quanto mio padre possa essere autoritario, essere stato perché adesso è molto più mite “, non è un discorso di sottomissione, comunque mi sono forse espressa un po’ male, perché la sottomissione è più collegata all’attività dell’umiliazione nel senso che chi umilia è come se avesse una forma di masochismo e si mette un po’ sotto e in qualche modo si crea questo rapporto tra carnefice e la vittima, molto più.
In questo caso diciamo che l’antidoto, la parte opposta all’autorità è la ribellione più che la sottomissione quindi per te il dualismo familiare poteva essere quello di uomini che comunque esercitavano autorità e le donne si ribellavano, cioè di fronte al Leone c’è l’Acquario che è tipicamente ribelle quindi anche per te è sempre stata questa la dualità che hai vissuto, tra accettare delle situazioni, – anche probabilmente di coppia….
Karin: “sono stata anch’io sempre questo in dualismo di accettazione o ribellione, è insito in me”… Perché viene dalla famiglia ed è proprio il concetto “io sono l’autorità”, tu hai preso da papà, sei la prima figlia femmina o hai delle sorelle più grandi? (Karin dice no con la testa, è la prima femmina) hai preso da papà, quindi dentro di te questa autorità c’è, non è che tu sei una ribelle, ma il tuo percorso è quello di imparare che non puoi essere autoritaria verso gli altri sempre, perché ti ritrovi di fronte a delle persone ribelli.
Semmai è, imparare per te a capire come gestire questa autorità di una maniera migliore, affinché gli altri collaborino, cioè passare dall’autorità alla collaborazione. Karin: “e la ribellione invece in me, io l’ho visto tanto”, sì ma la ribellione alla sua parte ombra e la parte di ferita che tu devi imparare ad avere, che non è una ribellione, se la vedi come ribellione ha una connotazione negativa, perché vuol dire far battaglia.
Karin: “come liberazione, no, come libertà”, bravissima, qual è il passo successivo?. Quando tu guardi dall’alto, mentre sei sul piano della dualità, la lotta è: io combatto l’autorità e mi ribello, e quindi c’è sempre dualismo, cioè o divento io l’autorità oppure c’è un capo che o qualcuno che mi dice cosa devo fare e io mi ribello.
Però sei sempre sulla battaglia, non appena tu evolvi, questa ferita ti fa salire al piano superiore. Qual è il piano superiore? è quello lì, quello della liberazione, della libertà, nel senso che tu capisci che non c’è più bisogno di usare l’autorità per comandare, chi comanda e chi subisce il comando, ma si può tutti essere liberi e magari ritrovar la propria autorità inferiore.
Cioè, essere capo di se stesso, ora tu passi da un esempio diciamo familiare in cui per essere capi bisognava comandare, quindi in qualche modo pur essendo donna vedi c’è il seme dell’autoritarismo, dell’autorità verso gli altri. Il tuo passaggio evolutivo è quando capisci che tu sei il capo di te stessa, più che il capo degli altri e quindi ti liberi da questa necessità di dover far vedere il tuo potere di comando.
Leggi di più sulla ferita emozionale del Leone e dell’Acquario, l’autoritarismo.
Collegamento fra l’autoritarismo e la ferita da ingiustizia
È collegata a livello fisico alla ferita da ingiustizia per cui dal punto di vista fisico anche l’autoritarismo dà rigidità nel fisico, o rigidità nelle posizioni mentali, lo dico sempre che anch’io ce l’ho per cui non è un’accusa quando dico sei rigido, perché lo sono anch’io e io credevo di essere la persona più flessibile del mondo, poi ho scoperto che con questa ferita in realtà, ho dei punti di vista che sono dei macigni da cui non mi sposto, quindi lo sono.
Comunque se cambio quello per cui cambio diventa il mio nuovo macigno, per cui non sono veramente flessibile e allora volevo capire in te invece, per me anche nel fisico perché c’è una forma di rigidità che può esser data da rigidità ossea di movimento.
Karin: “Allora nel fisico sicuramente, tanto che ho avuto anche dei disturbi ossei e l’osso comunque a livello simbolico ha dei significati molto profondi, no, la struttura ossea e lo sgretolarsi nel senso che comunque è iniziata l’osteoporosi per quanto io possa esser giovane e questo è un significato molto profondo, di come il corpo reagisce a determinati meccanismi di disturbi interni, a livello mentale invece no, sono molto più in là da questo punto di vista, c’è spazio”…
Quando sostieni un’opinione sei rigida o sei flessibile? Karin: “quando sostengo un’opinione rimango sulla mia linea fino a quando non mi convinci del tuo punto di vista che può essere integrato al mio”, diciamo che comunque l’hai sentita di più questa che è una ferita della famiglia… Karin: “della famiglia e dei vissuti di vita, perché comunque poi, sarà retaggio familiare, non lo metto in dubbio, però lo sento di più, ho certi vissuti che sono miei, non provengono da situazioni vissute dagli altri”.
Io vedo qui, – ti dico una piccola anticipazione, anche dal punto di vista del karma – non è che ci sia per te una grande difficoltà nella tua evoluzione familiare, le difficoltà sono semmai, dovute al fatto… tu hai mai pensato: io non ho una vera famiglia, cioè che la tua famiglia fosse atipica e non uguale a quelle altre che vedevi?, come se in realtà ci fosse un’assenza più che un eccesso di presenza familiare, è possibile?
La ferita da abbandono di Karin
Perché tra l’altro la terza ferita, -di cui non ti volevo parlare, la diciamo è proprio l’abbandono, può essere quello – ero un po’ dubbiosa mentre parlavi del discorso osteoporosi, ossa, perché quel lavoro sulle ossa, secondo me è più legato al discorso di sostegno – la mancanza di sostegno che senti che è collegata invece alla ferita d’abbandono, perché la ferita di abbandono è quando qualcuno non ti dà il suo tempo, non c’è per te e tu magari bambina avevi bisogno del papà che lavorava e non c’era.
Karin: “tutti e due, lavoravano” allora doppio, ecco allora in quel caso lì hai sentito molto quella e secondo me se vuoi lavorare appunto sul discorso delle ossa non è tanto la rigidità ma è proprio indebolimento non è una rigidità, l’indebolimento è più collegato invece al fatto che cerchi sostegno e che non lo trovi.
E sai qual è la chiave in quel caso lì, la chiave è “io sostengono me stessa” Karin: “esatto, poi ho lavorato” ecco se tu sostieni te stessa e non cerchi sostegno fuori, perché sai che tutto dipende dal campo informativo che abbiamo intorno per cui tu cambi il tuo modo di pensare e tutto il campo informativo intorno si riadatta e se prima l’informazione che viaggiava intorno a te era: io cerco sostegno, io cerco sostegno.. per cui le cellule rispondevano, “ cerca sostegno, allora noi siamo deboli, siamo deboli, perché lei cerca sostegno”, cioè in pratica è il tuo modo di pensare che può influenzare il tuo modo di strutturarti, di essere.
Nel momento in cui tu inverti la tendenza e dici: “io mi sostengo da sola” e lanci questo messaggio a tutte le cellule del tuo corpo, loro dicono: “ma siamo forti ! e boom! ” e ora non dico che avviene subito la magia come nei film, però inverti il meccanismo e automaticamente non devono più riflettere il tuo pensiero di debolezza, ma riflettono il tuo pensiero di forza, e poi automaticamente può innescarsi il processo di guarigione.
Chiaramente io qui non voglio fare discorsi che hanno che fare con la medicina, sappiamo bene quanto è delicato l’argomento, però ne parliamo da un punto di vista del pensiero, perché è la realtà. Nel momento in cui tu integri la tua eredità, capendo che alla fine l’abbandono è sempre la paura di non avere sostegno da fuori, -è la ricerca di quella bimba che veniva lasciata lì, mentre i genitori andavano a lavorare- ma tu ora sei l’adulta, quindi adesso puoi sostenerti da sola.
L’obiettivo tuo è poi imparare ad abbandonare, cioè tu ti rendi conto che fai veramente hai fatto il salto nel momento in cui sei tu che cominci ad abbandonare le persone, -che non vuol dire che abbandoni un figlio a casa- ma può essere che incominci a dire: “guarda il nostro rapporto è finito, ciao io vado” sia con un amico, con un compagno o con chiunque. Avere la capacità comunque di chiudere e cambiare.
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Invece la rigidità che intendevo prima, è più una rigidità, la vedo quasi più muscolare o di struttura. Ne parlavo anche l’altro giorno con un’altra persona, mi sembra con Daniela, dicevo che quando sai bene che non sei una ballerina classica, che non sei proprio fluida con i movimenti.. ecco in quel senso lì, la rigidità fisica.
Può essere anche muscolare o comunque di struttura, di una struttura che fa i movimenti a scatti, abbiamo visto anche un pizzico di abbandono e comunque in ogni caso per te quindi ci sono parecchie ferite, lo sai che io poi dico, diciamo le ferite perché non è che ne abbiamo una sola, quando leggi il libro della Bourbeau dici ce l’ho tutte, l’importante è vedere quali sono le principali.
Se devo farti la classifica direi, l’umiliazione è quella secondo me è meno chiara e quindi quella su cui puoi lavorare di più, l’abbandono secondo me è più chiaro. Infatti ci hai lavorato molto, perché essendo la ferita dell’ascendente è quella su cui tu hai avuto più facilità di comprensione, Karin: “anche sulle altre ho lavorato tanto” quale in particolare, anche l’autorità, quello il discorso della famiglia dell’autorità del babbo.
Karin: “si, certo” brava, e hai visto degli effetti su di te? Karin:“ho visto degli effetti sul rapporto, che possono aver portato a uno scontro, -anche abbastanza forte- e poi integrarsi invece con tutto l’amore che alla base c’è” ecco brava hai tirato fuori l’amore che guarisce tutto, quando vai su quel piano lì, c’è tutto non c’è da combattere.
Karin: “tanto che adesso mi sono ritrasferita con loro, sono venuta dalla Svizzera e sono nella provincia di Varese proprio, perché lui non era stato bene quindi io”… vicino ai tuoi, quindi stai lavorando. Karin: “si, tutti a casa siamo” quindi hai sanato quella sorta di diciamo buco che sentivi che la famiglia non era abbastanza presente.
Karin: “poi io mi sono trasferita 12 anni fa a Zoagli e dei problemi possono esserci stati anche prima, ma lì è stato abbastanza decisivo, perché io non ero più sotto lo stesso tetto” e certo, quello è stato il passaggio evolutivo verso l’indipendenza e la libertà di cui parlavamo prima, c’è la liberazione dall’autorità e diventare, trovare una forma di vita un po’ più alta.
Brava complimenti… Karin: “e anche l’umiliazione, perché in vari capitoli della mia vita può esserci stata anche questa prova, diciamo così”. E poi sai le ferite ce l’abbiamo sempre, si tratta di ridurne lo spessore, ce le portiamo dietro e ci caratterizziamo fisicamente, fanno parte della nostra evoluzione, non sono cattive, bisogna vederle come qualcosa che ci aiuta a farci delle domande e ad evolvere.
Karin: “se non ne arrivano altre” no, guarda quelle che ci sono le abbiamo tutte nei primi sette anni di vita, le sviluppiamo tutte nei primi sette anni. E non è colpa dei genitori. Karin: “per i primi sette anni ma dopo comunque la vita …”… ma te le ripropone, ti mette il sale sulla ferita, perché così tu così capisci che lì c’è da lavorare, perché deve per forza attivarle nuovamente, le attiva nel senso che sei tu che ormai sei ferito e quindi quella cosa lì appena la sperimenti ti brucia.
Se non ti bruciasse….non faresti nulla e quando guarisci la ferita non ti brucia più, nessuno ti può più far male. Karin: “una cicatrice di tante, dai non era così male, non ho visto neanche quella” , non sono le cicatrici ma le ferite aperte, più che le cicatrici.
Bene allora cara, io ti ringrazio tanto, una bella chiacchierata per me, spero per te qualcosa ti sia servita, anche se conoscevi già, ma tutti quanti mi auguro conosciamo già noi stessi e in cosa stiamo lavorando, questa è come un’occasione di fare un po’ una sintesi. Ecco allora ci salutiamo, Karin: “grazie Viviana e ci risentiamo, grazie mille e buona giornata”. D’accordo, ciao.
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