

Come guarire una ferita emozionale: il caso del rifiuto di Patrizia
In questa serie di video individuiamo le ferite emozionali sulla base del tema natale. Vediamo in questo articolo l’esempio di Patrizia incominciando dalla ferita emozionale del rifiuto.
Guarda il video:
Le ferite emozionali di Patrizia
Viviana: “Ciao Patrizia, ho esaminato il tuo tema natale ed ho individuato due ferite fondamentali. Quella che probabilmente hai vissuto più profondamente è quella del rifiuto: è una ferita della personalità, dell’ego, dell’essere umano che vive questa vita. Poi c’è la seconda ferita, che è l’umiliazione. In questo caso è una ferita karmica, familiare, che viene dagli avi e che si è ripetuta di generazione in generazione”.
“La prima ferita, quella del rifiuto, ti si attiva a livello doppio: sia con il segno dell’ascendente che con il segno zodiacale. Quindi tu la vivi sia sentendoti rifiutata, sia per reazione rifiutando gli altri. Non sei soltanto vittima, sei anche carnefice di questa ferita e quindi puoi arrivare a rifiutare per evitare che qualcuno ti rifiuti. Diventi anche tu quella che scatena per prima la ferita nell’altro e automaticamente poi ottieni come risposta anche tu di essere rifiutata”.
Capire la ferita per accettarla e superarla
“Il lavoro da fare è basato sull’accettazione di questa ferita ed è quindi capire chiaramente che è tutto un meccanismo inconscio nostro”.
Patrizia: “Hai detto la parola giusta: ‘accettazione’”.
Viviana: “Dobbiamo voler bene alle nostre ferite perché ci aiutano a crescere. Invece di reagire automaticamente agli eventi e quindi impazzire quando qualcuno tocca il tuo tasto del rifiuto, bisogna cambiare modalità: riconoscere la ferita e amarla”.
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“Non sei tu che hai qualche problema: non è che le persone ti vogliano rifiutare, ma è la tua ferita che si attiva e ti fa sentire rifiutata. Quindi quando qualcuno ti dice anche qualcosa di lontano dal rifiuto come ‘oggi piove’, tu pensi ‘mi ha rifiutato’. Se l’avvenimento si avvicina ancora di più al contesto del rifiuto, la ferita si apre totalmente. Ad esempio se ti disdicono un appuntamento senti dolore e ti chiedi ‘ma perché non mi vuole?’ In questo caso è la ferita che parla”.
“Se tu capisci che non è il cattivone fuori che ti ferisce ma è la tua ferita che si sta aprendo in te, cambi il modo di vedere le cose e la ami, la accetti e dici ‘ecco questa è la mia ferita’. In questo modo non inneschi il meccanismo automatico solito che ti fa sentire male e che poi magari ti porta a litigare o comunque ad avere problemi con la persona che te l’ha attivata. Bisogna quindi mettersi al di sopra ed accettarsi per come si è, senza cercare di essere meglio o peggio: la maschera del rifiuto è la persona che scappa perché ha paura di impegnarsi ed essere rifiutata, invece è necessario ricordare che noi andiamo bene così come siamo e che non dobbiamo scappare proprio da niente”.
“Per una volta mi impegno, non fuggo, faccio vedere chi sono veramente e se chi ho di fronte è giusto per me – perché c’è nel grande disegno della mia anima e dell’universo – accetterà chi sono veramente, non avrò bisogno di fuggire, se fuggo mi ferisce: accetto il fatto che è giusto, perché c’è bisogno di passare da qui”.
“Non sto dicendo che sia facile, perché tutti quanti ci mettiamo anni a capire le ferite a elaborarle e a liberarci dal dolore che provocano, a togliere la maschera, però secondo me capire che c’è una via d’uscita aiuta un pochino anche a non essere feriti”.
L’anima ha scelto il percorso attraverso gli ostacoli
Viviana: “Bisogna riflettere anche sul fatto che la nostra anima, prima di venire qua sulla Terra ha scelto un percorso con alcune difficoltà, come se dovesse affrontare un percorso ad ostacoli da superare per raggiungere i propri obiettivi. Gli ostacoli possono essere diversi: può essere una siepe o un fossato ma è inutile chiedersi come mai ci siano, perché sono stati stabiliti dalla nostra anima, anche se non lo ricordiamo”.
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Patrizia: “Infatti sto cercando di capire il perché di tutto, piano piano troverò una soluzione dentro di me”
Quello che si ripete nella vita, gli automatismi
“Il problema è quando noi continuiamo a ripetere in automatico e tutto succede da solo, quando è così non stiamo gestendo la nostra vita ma la stiamo subendo. L‘automatismo è reagire con sofferenza o con rabbia, ognuno ha la sua modalità. Invece di lavorare sul perché qualcuno mi abbia detto qualcosa, lavoriamo sul perché io abbia reagito in un determinato modo. Cambia già il modo di pensare”
“Non è possibile che tutti quanti mi facciano la stessa cosa, allora il problema è dentro di me, sono io che attiro questa cosa e la risposta che mi posso dare è che sono io che ho una ferita che si attiva. Avere consapevolezza della propria ferita e sapere bloccare un automatismo è già gran parte del lavoro”.
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“Infatti è importante prendersi le proprie responsabilità, bloccare un processo automatico e buttare la benzina sul fuoco. Se agisco così rimarrà solo della brace sulla quale posso interrogarmi per capire a fondo il perché della sua esistenza”.
Cosa dovrei fare per superare le ferite
“Bisogna lavorare sulla propria autostima e sulla comprensione del fatto che siamo perfetti come siamo. Capisco che sia difficile: ad esempio le persone che si impongono possono darti fastidio perché anche tu con la tua presenza vorresti sentirti accettata e non tirarti indietro per timore di essere rifiutata”.
Patrizia: “Ultimamente anche nel lavoro mi sto comportando così: sono timorosa, paurosa, allora arretro molto.”
Viviana: “Adesso però sei pronta per affrontarla in questo modo probabilmente, perché sei arrivata al livello di consapevolezza in cui dici ‘sono io la ferita, non sono gli altri che me la creano. Non devo cancellarla ma ascoltarla per risolverla. Allo stesso modo quando vai dal massaggiatore, schiaccia proprio dove hai dolore. Bisogna distinguere tra dolore negativo che ti segnala che c’è un problema grosso e dolore positivo che è quello immediatamente prima della guarigione. Ad esempio quando vai in palestra ti possono far male i muscoli, ma a me quel dolore lì mi fa un piacere enorme, perché dico ‘caspita dopo viene il muscolo, ho lavorato sodo’. Mi fa male perché prendo coscienza e l’ascolto questo male, non ci metto su l’aspirina per nasconderlo”.
Le risposte e come distinguerle
“La cosa importante è ascoltare e affrontare. Come dici tu bisogna chiedersi il perché, ma le risposte non arrivano subito, le domande si possono lasciare aperte perché spesso le intuizioni arrivano quando non ce le aspettiamo”.
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“Anzi se arrivano risposte troppo facili non crederci, perché la risposta deve arrivare dalla tua parte più alta”.
Patrizia: “La mia mente parla in continuazione, giorno e notte 24 ore su 24”
Viviana: “Dobbiamo cercare di attivare la mente superiore, non quella che parla sempre. La mente superiore spesso si attiva quando non stai pensando a niente o fai altro perché pensa che sia il momento giusto in cui tu puoi recepire e accogliere un messaggio”
La ferita di umiliazione
Viviana: “Per capire meglio le scelte della tua anima bisogna analizzare però la seconda ferita, quella da umiliazione. Si tratta di
una ferita di famiglia. Tu sei la primogenita in famiglia?”
Patrizia: “Di quattro sorelle io sono l’ultima. Mia mamma ha 87 anni, viene dal meridione, dal dopoguerra e si è sempre data un gran da fare”.
Viviana: “Questa ferita ci parla di auto umiliazione: se non lavoro sono un disgraziato. Questo può anche portare a sottomettersi a regole, alla fatica. Con il tempo si acquisisce una certa capacità di infliggere umiliazione a quelli che non seguono certi schemi e certe regole, quindi anche a giudicare il prossimo”.
“Per te questo è un qualcosa che ti porti dietro dalla famiglia. Tu dovresti però andare un po’ più nella direzione della famiglia di papà, dove probabilmente erano invece meno lavoratori”.
Patrizia: “Non conosco bene la famiglia di mio padre e forse sarebbe opportuno approfondire questa ferita con calma”.
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Conclusioni, consigli e suggerimenti
Viviana: “Se tu attivi già un lavoro sulla ferita da rifiuto stai già facendo molto. Inutile riempirsi la testa di idee. Inizia a lavorare sulla prima ferita e poi ci risentiamo quando sarà il momento giusto per proseguire in questo cammino di consapevolezza. Come sosteneva Pasolini per superare le difficoltà bisogna passarci attraverso, togliere le barriere, altrimenti si presenterà ogni volta alla mia porta, come Equitalia viene a riscattare le sue tasse. Se accetti il dolore alla fine passa perché siamo noi padroni delle nostre emozioni, nessuno può farci stare male senza il nostro permesso”.
Patrizia: “Grazie mille Viviana, ci aggiorniamo presto”.
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